L’Appello di Giuseppe Nardi Primario del Reparto di Anestesia e Rianimazione di Rimini

di mediblog 2 maggio 2020

(2 maggio 2020. Trascrizione dell’audio)

Giuseppe Nardi, direttore del reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale Infermi di Rimini, interviene in un video pubblicato sul sito del Comune alla vigilia della fase due, quella che inizia lunedì. In particolare sulle aperture.

Bisogna intanto dire che la situazione fortunatamente è migliorata rispetto alla fine di marzo, ma nonostante questo è una situazione ancora drammatica e sicuramente siamo ancora lontani da avere superato il problema dell’epidemia ed aver domato questo vero e proprio mostro.

In questo momento nella rianimazione di Rimini ci sono ancora 20 pazienti di cui la maggior parte, diciamo 18 su 20 è ancora intubato e ventilato. Iil dato importante perché la rianimazione di Rimini normalmente ha 15 posti letto che vuol dire che noi stiamo ancora occupando più posti letto solo per pazienti Covid di quanto sia la possibilità di ricovero normale in rianimazione.

Giuseppe Nardi (Primario Anestesia e Rianimazione Ospedale di Rimini)

Va detta un’altra cosa, perché fino adesso in qualche modo la popolazione è stata risparmiata dalle cattive notizie. L’altro giorno sono usciti i dati di New York relativi alla mortalità nei pazienti sottoposti a ventilazione artificiale: 88%. Sono morti praticamente tutti.

Fortunatamente la situazione a Rimini, pur essendo grave, non è arrivata a questa drammaticità. la nostra mortalità è largamente inferiore Ma si tratta comunque di una malattia terribile. Una malattia che in 40 anni che io faccio questo tipo di lavoro non avevo mai visto in questa drammaticità.

La popolazione deve sapere che noi stiamo ancora cercando di domare un mostro e se ci sfugge di mano sarà una strage. È per questo che è importante mantenere tutte le misure che sono state prese, che sono state le uniche misure che si sono rivelati efficaci nel ridurre i contagi e di conseguenza nel limitare la mortalità.

All’ospedale di Rimini ad oggi abbiamo avuto oltre 100 morti da Covid e siamo stati uno degli ospedali più fortunati d’Italia, perché rispetto al numero di ammessi i nostri dati sono stati dei dati buoni. In altri ospedali è stata una strage.

Ricordiamoci che ad oggi tutto il mondo ci sono stati 240.000 morti. Un numero spaventoso. Sono negli Stati Uniti Ci sono stati il doppio dei morti del Vietnam. Solo in Italia ci sono stati 15 volte morti della strage del Vajont. È di questo che stiamo parlando.

Le persone devono avere la consapevolezza nel prendere delle decisioni di allargare i limiti finora in posti che non abbiamo ancora domato il mostro. Prendere decisioni sbagliate in questo momento sarebbe la peggiore delle cose possibili.

Io voglio fare un appello a tutti, popolazione in primis e politici, a nome di tutti gli infermieri e i medici che hanno partecipato a questa battaglia. Ci avete chiamati angeli, eroi, ci avete applaudito. Adesso abbiamo noi una cosa da chiedervi. Dovete crederci. E questa volta vi preghiamo: fate quello che vi chiediamo noi. Se volete che vi aiutiamo dovete tener conto che noi siamo ridotti allo stremo.

Abbiamo lottato per la vostra salute, ma adesso siete voi che dovete aiutarci. Non dovete ancora uscire. Dovete mantenere le disposizioni che mi sono state date. Tutti abbiamo voglia di uscire, di andare a correre, di andare al mare: non si può ancora fare. In Italia ci sono stati ad oggi 150 morti tra i medici e un altissimo numero di decessi anche tra gli infermieri.

Noi ci siamo battuti per voi, adesso abbiamo bisogno del vostro sacrificio, perché altrimenti tutte queste morti, di cui alcune purtroppo anche di medici della zona di Rimini e di Riccione. Ricordiamoci. Onoriamo i nostri caduti. Rispettiamoli. E per farlo vi preghiamo, vi preghiamo di cuore, vediamo tutti, rimanete a casa!

Non fatevi portare da aperture che a volte hanno solo un significato pubblicistico. Il mostro non è stato domato. Abbiamo bisogno ancora di tempo per domarlo e lo possiamo domare soltanto insieme se ognuno farà il suo sacrificio. Noi facciamo i nostri, voi purtroppo ancora per almeno 15 giorni dovete fare i sacrifici che sono stati chiesti, comprendendone la ragione e avendo pazienza

Grazie

Meditazione tibetana e pazienti oncologici: al via la sperimentazione a Bologna

di mediblog 8 gennaio 2013

La medicina si tinge di arancione

«La meditazione tibetana entra in corsia: a Bologna la prima sperimentazione» si legge su Repubblica on line del 6 gennaio. Gli effetti della meditazione tibetana, – conosciuta anche come tonglen – verranno studiati su 80 pazienti oncologici della AUSL di Bologna.

tonglen1 Cosa sta succedendo? Le filosofie orientali, dopo aver conquistato gli hippies degli anni ‘60 e gli alternativi degli anni ’90 stanno ora ammaliando col loro fascino l’austera medicina officiale? Cominceremo a vedere qualche medico che cambia il suo camice bianco per una tunica arancione? Scherzi a parte, le terapie alternative si stanno sempre più conquistando un posto accanto alle terapie tradizionali.

Perfino sul sito della prestigiosa Collaborazione Cochrane – un’organizzazione scientifica che si propone di analizzare le prove di efficacia della terapia medica esistente – cominciano a comparire ricerche dal titolo leggermente esoterico: aromaterapia in sala parto, canto per i bambini con bronchiectasia, ipnosi per le cure dentistiche, musicoterapia per l’autismo, danza nelle donne con cancro al seno e via discorrendo.

Finora queste terapie alternative hanno dato solo deboli e sporadiche prove di efficacia. Questo non vuol necessariamente dire che non servono, ma che gli studi scientificamente ben fatti sono ancora troppo pochi. E allora ben venga la ricerca sul tonglen a Bologna.

tonglenE mentre aspettiamo i risultati, che facciamo? Un’idea ci sarebbe. Dopo aver concluso che il tai-chi ha un effetto benefico sui movimenti degli arti inferiori, ma non diminuisce il dolore e l’infiammazione delle articolazioni, l’autore di una revisione sistematica Cochrane sull’artrite reumatoide ci strizza l’occhio e dice: «ma le persone sentono di essere migliorate e si divertono».

Sentirsi in forma e divertirsi, anche se si ha una malattia importante: non sará medicina basata sull’evidenza, ma è certamente una cosa saggia da fare mentre aspettiamo i risultati della scienza.

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